LA STORIA DEI GETTONI

Esistono oggetti che entrano a far parte della nostra vita ed ai quali siamo legati da ricordi indelebili, oggetti che d’improvviso, travolti da un inarrestabile progresso, spariscono dalla circolazione lasciando alle loro spalle solo un impalpabile ricordo, finendo dimenticati in qualche cassetto o polverosa cantina. I giovani d’oggi abituati a mandare video messaggi in tempo reale da un capo all’altro del pianeta, non immaginano neanche cosa vuol dire attendere per ore davanti a una scatola di plastica con un’enorme cornetta penzolante, sperando di trovare dall’altra parte la persona con la quale si vuol parlare. Eppure il telefono, capace di convertire i suoni in corrente elettrica e viceversa, è un’invenzione relativamente recente, inventato appunto a Staten Island nello Stato di New York, da Antonio Meucci nel 1871 e perfezionato dal Professor Alexander Graham Bell nel 1876. Per moltissimo tempo fu un oggetto misterioso, quasi mitologico, virtualmente inaccessibile alla maggioranza della popolazione. Poi d’improvviso è entrato prepotentemente nella vita di tutti noi e non ci ha più abbandonato, diventando addirittura quasi un’estensione del proprio corpo per moltissimi. Ma che c’entra il telefono ed il suo sviluppo, in un articolo che solitamente tratta dell’evoluzione dell’economia e della moneta? Beh oggi voglio parlarvi di qualcosa che per chi è nato prima degli anni ’80, non è una sorpresa, mentre per le nuove generazioni, che non l’hanno mai visto né toccato con mano, è certamente un oggetto misterioso: sto parlando del gettone telefonico. Per lungo tempo questi gingilli di metallo, sono diventati denaro contante ed in alcuni momenti della storia furono addirittura ritirati dalla circolazione perché il loro valore intrinseco superava di parecchio quello facciale, venendo per ciò tesaurizzati. Ma andiamo per gradi…L’idea di chiamare dai telefoni pubblici usando dei piccoli tondini di rame o nichel, simili a monete ma con una forma del tutto caratteristica, fu realizzata dalla Società Gray Telephone Paystation in una banca di Hartford nel Connecticut già nel 1891. Essendo il servizio ancora di tipo manuale però, per ottenere la comunicazione bisognava passare attraverso un’operatrice cosa che ne limitò fortemente lo sviluppo. I primi apparecchi telefonici funzionavano grazie al lavoro incessante delle centraliniste, alle quali veniva chiesto il numero dell’abbonato con cui si voleva parlare e attraverso l’intreccio di cavi e morsetti consentivano la comunicazione. Un’operazione piuttosto laboriosa che richiedeva diversi minuti d’attesa, al termine della quale, dicevano ai clienti “Pronto!”, che è diventato il modo col quale ancor oggi rispondiamo al telefono. Ci furono diversi tentativi di installare telefoni a pagamento tra la prima e la seconda guerra mondiale, ma tra bombe e la crisi del ’29, numerosi contrattempi ne rallentarono il processo. Per quanto riguarda i telefoni a prepagamento di tipo automatico, si sa che nel 1914 a Ginevra ne furono istallati alcuni esemplari vicino alle fermate dei tram, mentre nel 1924 a Parigi i telefoni pubblici automatici erano già 60, con un rendimento quattro volte superiore rispetto ai precedenti. Sia in luoghi pubblici sia in uffici privati, questi apparecchi venivano protetti da cabine corredate da apposite insegne smaltate che hanno ispirato la creatività e le opere di numerosi artisti e scrittori. Dal telefono pubblico, al gettone, il passo non fu affatto breve e passò ancora una volta dal nostro Paese. Il primo telefono automatico a prepagamento fu installato infatti dalla STIPEL a titolo sperimentale nel padiglione della Fiera di Milano del 1926. Si poteva fare una telefonata urbana con una moneta da 50 centesimi. Visto il successo dell’esperimento, nell’anno successivo, sempre presso la Fiera Campionaria, la STIPEL installò ben 8 telefoni pubblici, prodotti a Milano dalla S.I.T.I. (Società Industrie Telefoniche Italiane) funzionanti con gettoni in alpaca con scritte in rilievo e cornice perlinata, del costo di 60 Centesimi. Avevano un diametro di 24 mm e la classica scanalatura centrale su una faccia e due parallele sul retro. Nel 1928 anche all’Esposizione di Torino vennero installati apparecchi funzionanti con lo stesso tipo di gettone. Furono prodotti in numero assai esiguo diventando ben presto oggetto da collezione, inseriti in porta-chiavi, porta-fortuna, ciondoli, gemelli e addirittura orologi. Finanche riprodotti su cravatte manifesti pubblicitari, cartoline e addirittura declamati in alcune canzoni. In virtù di questa rapida diffusione, venne anche utilizzato come termine di paragone dimensionale, per indicare cose molto piccole e maneggevoli. Usare un telefono a gettoni come mezzo per insegnare ai figli il valore del denaro fu stata poi la particolare strategia educativa di Amedeo d’Aosta duca d’Orleans, che ne fece installare uno in casa sua, proprio per questo motivo. Fuori dal controllo della Banca Centrale, più difficili da falsificare, tant’è che nel 1929 vi erano già appositi capitolati per la loro fornitura nonché precise evidenze contabili lentamente ma inesorabilmente i gettoni iniziarono a sostituirsi alla moneta. La produzione dei gettoni, svolta da selezionate aziende specializzate, seguiva un preciso disegno campione, con indicazione del metallo, della resistenza meccanica, delle tolleranze circa lo spessore, la profondità delle scanalature, il diametro e il peso unitario minimo, delle procedure di produzione. Il collaudatore, la SIET, verificava gruppi di almeno 10.000 gettoni a campione presso la fabbrica produttrice, tagliando a metà i gettoni difettosi una volta terminata la produzione del quantitativo ordinato. Verso la fine del 1959 nasce il gettone telefonico che almeno tre generazioni di italiani hanno conosciuto ed utilizzato. La produzione di gettoni ebbe un’impennata e la SIP l’antesignana della Telecom italia, negli anni settanta si servì contemporaneamente di quattro diversi fornitori, due al Nord e due al Sud, che impressero ognuno il proprio marchio sui pezzi prodotti: Ipm (Industria Politecnica Meridionale, di Arzano, Napoli); Esm (Emilio Senesi Medaglie, Milano), Ut (Urmet Costruzioni Elettrotelefoniche Torino), Cmm (Costruzioni Minuterie Metalliche, Sant’Agata LiBattiati,Catania). Il Marchio è visibile sopra la scritta “GETTONE”, ed è composto da 2 o tre lettere, identificanti appunto il costruttore. Oltre al marchio, a partire dalla fine del 1959 si trova anche incisa l’indicazione del mese e anno di produzione espressa in quattro cifre, le prime due indicano l’anno le successive il mese. Possiamo sicuramente considerarli parenti stretti della lira perché fino al 2001, anno in cui la Lira ha ceduto il posto al nuovo Euro, il gettone telefonico è stato sempre comunemente usato come moneta, senza quasi distinzione. Ovunque in Italia, è sempre stato accettato di buon grado, come degno sostituto della moneta da 50 Lire fino al 1980, quando il suo valore è improvvisamente raddoppiato. Il “gettone da 100” Lire ha quindi cominciato sostituire le monete da 100 Lire, fino al 1984, quando il suo valore, sempre seguendo le tariffe delle telefonate urbane, è raddoppiato nuovamente, portandosi a 200 Lire, valore che ha poi mantenuto invariato fino al 2001. Come qualsiasi diffuso oggetto di valore ha anche conosciuto fenomeni d’accaparramento nei momenti in cui cambiava il suo valore. Nel 1976 sono arrivate le carte telefoniche prepagate e nel 1983 la SIP decise di non coniare più il vecchio gettone telefonico. Si calcola che nel 1972 si sia prodotto un gettone per ogni abitante mentre nel 1978 si è giunti a sette gettoni per abitante. La stima complessiva è che dal 1927 al 1983, anno in cui si è smessa la produzione e sono contemporaneamente entrati in funzione i primi apparecchi a scheda magnetica e a gettoni, siano stati emessi in Italia circa 600 milioni di gettoni. Per quanto Il 31 dicembre 2001 il gettone telefonico è andato definitivamente in pensione, questo piccolo tondino di metallo è rimasto nella lingua italiana ed ancor oggi per indicare qualcosa di successo e molto richiesto si dice gettonatissimo.

By |2021-07-29T11:50:53+02:00Giugno 25th, 2018|Articoli|0 Comments

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