In uno dei miei primi articoli ho raccontato la nascita della cartamoneta fiduciaria e delle rocambolesche avventure del suo inventore, lo Scozzese naturalizzato Britannico, John Law. Omicida a 21 anni, costretto a fuggire da Londra per rimbalzare da un capo all’altro dell’Europa, in cerca di qualcuno disposto a realizzare il suo sogno: una moneta di carta slegata dal valore dell’oro e argento che conteneva.
(John Law di Lauriston)
Siccome si legge sempre più spesso che le banche centrali sperano in un ritorno all’inflazione voglio ricordare nelle righe che seguono, cosa è successo ai tempi della rivoluzione francese e delle terribili conseguenze che quei fatti ebbero su tutta l’Europa negli a seguire. Tornando alla storia, nel 1713 Il giovane e spregiudicato Law approdò alla corte del Re di Francia, dove riuscì a farsi nominare Ministro delle Finanze. Louis d’Orleans, l’allora reggente al trono, dato che il nipote Luigi XV era ancora un bambino, lo accolse come il salvatore della patria. Fu infatti nella Francia del primo ‘700 sommersa dai debiti del Re Sole, che venne istituita la Banque Generale, l’antesignana di una Banca Centrale con lo scopo di risollevare le esauste finanze del Regno tramite l’emissione di biglietti cartacei. Purtroppo per lui, tra scandali, debiti non pagati ed iperinflazione l’Istituto di Credito chiuse malamente i battenti nel 1720 e John Law fu costretto ad emigrare a Venezia, dove sfruttò il suo indubbio talento matematico tra i tavoli da gioco del Casinò. Dopo questa batosta, con grande fatica la Francia provò a risollevarsi ma le cose non andarono un granché bene neanche nei decenni successivi. La vera ragione che portò infatti alla Rivoluzione Francese è stata con ogni probabilità, la terribile condizione in cui versavano le casse della monarchia d’Oltralpe, le cui perdite alla fine del 1789 assommava ad un importo compreso da 4 e 5 miliardi di Lire Francesi. Un’enormità che portò il popolo alla fame motivandolo ad affrontare il potere aristocratico e religioso ed a iniziare una profonda trasformazione della società, tale da creare terreno fertile per la successiva ascesa di Napoleone. “A la guerre comme à la guerre!” ripetevano i Re di Francia, primo fra tutti proprio il defunto Re Sole, pur di assicurarsi uno stile di vita da far impallidire Bill Gates e Jeff Bezos messi insieme; e proprio questa arroganza unita ai costi esorbitanti dei conflitti contro l’Inghilterra, in appoggio alla rivoluzione americana, crearono l’ambiente perfetto per la capitolazione della monarchia. Come sempre è accaduto e sempre accadrà nella storia, sono i soldi a far sparare i fucili e anche stavolta fu così. Per cercare di arginare la situazione drammatica delle casse del Tesoro, l’Assemblea Nazionale Costituente, dietro proposta dell’allora deputato Talleyrand, il 2 novembre 1789 decise che i beni del Clero, valutati circa 2 miliardi di lire francesi, fossero messi a disposizione della Nazione e con i decreti del 19 e 21 dicembre ne affidò la vendita alla “Caisse de l’Extraordinaire”. Il problema fu che la dismissione di una quantità così cospicua di beni immobiliari avrebbe necessitato di tempi lunghi, mentre le consistenze finanziarie dello Stato avevano bisogni immediati e ineludibili. Si trovò quindi la soluzione nell’emissione di biglietti cartacei, svincolati dai metalli preziosi, chiamati “Assignat” o Assegnati tradotto in italiano.
Queste rudimentali banconote, stampate in bianco e nero su una sottile carta filigranata erano però facilmente falsificabili e vennero riprodotte all’impazzata fuori dal controllo statale. Inoltre la loro emissione avrebbe dovuto essere garantita dai beni confiscati alla Chiesa e successivamente messi in vendita ma in realtà se ne stamparono molti ma molti di più. Purtroppo l’ingordigia e la stupidità umana si unirono in un cocktail micidiale che non impiegò tanto ad esplodere fragorosamente. Nella testa dei loro ideatori, gli Assignat avrebbero dovuto far guadagnare lo Stato due volte. La prima appena emessa la cartamoneta, scambiata con monete d’oro e d’argento, con cui ripagare i debiti accumulati; la seconda, man mano che le vendite si realizzavano, incamerando le plusvalenze e reimmettendo in circolo nuovi biglietti. Nel mentre i possessori delle banconote erano garantiti dai beni reali che ricevevano un interesse del 5%. La prima emissione, nel dicembre 1789, fu di circa 140 milioni di lire francesi. Questi Assegnati avevo un taglio di 1000 lire, destinati quindi, non ad un vasto pubblico bensì, mutuando un gergo moderno, ad investitori istituzionali, intesi come le ricche famiglie vicine al Direttorio, desiderose di partecipare alla compravendita dei beni immobiliari della Chiesa, o più semplicemente per beneficare della rendita che offrivano. Appena resisi conto del circolo di fiducia che si stava creando, i politici di allora, provvedettero ad una nuova emissione per 400 milioni di lire che fu contestualmente accompagnata dalla diminuzione del tasso interesse dal 5% al 3% ma soprattutto dall’autorizzazione da parte del Tesoro, di usare i proventi per pagare le spese correnti. Un errore che non tardò molto a mostrare il suo lato oscuro.
A settembre del 1790, il Ministro delle Finanze Jacque Necker, rassegnò le sue dimissioni contrario alla trasformazione degli assegnati in vera e propria moneta, in netto contrasto con le decisioni del Direttorio che governava la Nazione. Nonostante lo strappo, ad Ottobre vennero comunque stampati altri 800 milioni di Lire Francesi di nuovi Assegnati, seguiti nei mesi successivi da altre iniezioni di liquidità con lo scopo di coprire le spese statali ormai fuori controllo. A questo fine, vennero realizzati tagli più piccoli e quindi facilmente accettati e scambianti anche per i commerci più comuni, favorendo quindi la loro diffusione presso una popolazione ignara di quello che sarebbe di lì a poco accaduto. La lentezza nella vendita del patrimonio ecclesiastico, unita alla continua emissione di biglietti, portò ben presto alla loro sfiducia da parte di chi era già stato segnato dal fallimento del “sistema John Law”. Gli assegnati iniziarono a svalutarsi in maniera sempre più veloce: dal 1790 al 1793 persero oltre il 60% del loro potere d’acquisto, mentre le emissioni passarono dai 2,7 miliardi di lire a settembre 1792, ai 5 miliardi nell’agosto 1793 e addirittura agli 8 miliardi dell’inizio del 1794. Nel frattempo il Governo per porre un rimedio a quella deriva inflazionistica si prodigò a promulgare una infinita serie di leggi e cavilli, nell’illusione di sostenere il valore delle banconote, emesse ormai fuori ogni controllo. l’8 aprile 1793 un decreto stabilì che tutte le compravendite dello Stato fossero regolate solo con gli Assegnati. Poco più tardi tale obbligo venne esteso anche al settore privato. Per contrastare la contraffazione, fu introdotta addirittura la pena di morte per i falsari; ma l’8 settembre si arrivò all’assurdo di estendere il patibolo a chi non accettasse i pagamenti esclusivamente tramite gli Assegnati. Il regime del Terrore si era imposto come le peggiori dittature della storia ma ben presto sarebbe stato spazzato via insieme alle sue idee balzane e a quei sottili foglietti di carta. 19 febbraio 1796 il Direttorio della Repubblica Francese decise di terminare il sistema degli assegnati e di bruciare pubblicamente in place Vendôme tutte le tavole di stampa, i punzoni, i timbri ed il materiale usato per fabbricarli. Le emissioni erano arrivate ad un totale di 45 miliardi contro i 2 previsti inizialmente. Sommersi sotto un mare di carta sulle cui sponde stava iniziando a navigare un giovane e brillante Corso di nome Bonaparte, i Francesi erano pronti a tornare à la Guerre!
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